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sabato 30 giugno 2012

30 giugno 1927: le mondine in sciopero




“Se otto ore vi sembran poche, provate voi a lavorar, e proverete la differenza tra lavorare e comandar.”
Questo canto di lotta di fine ottocento e inizio novecento, che ancora oggi rimane famoso e anima la cultura popolare e militante, è stato composto dalle mondine del nord-ovest italiano, per chiedere la diminuzione della giornata lavorativa da dodici a otto ore.
Il 30 giugno 1927, 10.000 mondine scioperano nel vercellese, novarese e biellese, per difendere il proprio salario dalla riduzione del trenta percento, che agrari e dittatura fascista vogliono apportare.
Le mondine, sono le donne che nelle risaie lavorano per otto- dodici ore al giorno per “modare” il riso, con i piedi e le braccia totalmente immersi nell’acqua e martoriate dal sole e dagli insetti. Il lavoro della mondina inizia a giugno e finisce a metà luglio, ed è pagato una miseria, anche perchè essendo un lavoro “per donne” è sottinteso che sia pagato ancora meno di quello dei braccianti.
Il lavoro in risaia è duro, anzi durissimo, e costringe spesso le donne, molte giovanissime, a vivere nei casolari delle cascine vicine ai campi di riso. Questa situazione di miseria e sfruttamento offre però alle donne la possibilità di vivere un periodo dell’anno libere dal maschilismo domestico e quotidiano, offrendo reali possibilità di vivere momenti socialità femminile altra rispetto a quella vissuta dalle donne costrette a tornare in famiglia dopo il lavoro.
I primi scioperi delle mondine risalgono alla metà dell’ottocento, ma quello del 30 giugno del ’27 è fra i più significativi del ciclo di lotte contadine sotto la dittatura fascista.
Da febbraio, a causa di una diminuzione dei prezzi del riso, il padronato agrario, in accordo con i rappresentanti dei sindacati fascisti, decide di diminuire i salari delle mondine del trenta percento.
Fra le mondine, le organizzazioni clandestine dei lavoratori e il PCI clandestino, si iniziano a tenere assemblee e riunioni in molti cascinali delle campagne di Vercelli, Novara e Biella.
La parola d’ordine è: difendere il salario!
Viene stampato il giornale clandesitino dei contadini poveri e delle mondine: “La Risaia”. Viene chiesto a tutte le mondine di iniziare a scioperare, e da aprile iniziano i primi blocchi del lavoro in risaia, sempre seguiti da una durissima repressione poliziesca.
Il 30 giugno sono 10.000 le mondine che scioperano e che manifestano nelle campagne. La repressione fascista porta 100 di loro, fra cui anche molti contadini , ad essere arrestate, e una decina a essere condannate ad alcuni mesi di carcere.
La mobilitazione delle mondine spaventa talmente tanto il fascismo che le riduzioni del salario vengono ridimensionate notevolmente.
Anche se questa lotta ottiene solo una vittoria parziale, ha il merito di radicare l’organizzazione comunista nelle campagne della bassa piemontese e aiuta il movimento antifascista di resistere e crescere

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