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mercoledì 15 maggio 2019

Decreto Salvini bis: lotta e sottomissione nell’Italia odierna


Più usuale che raro, è stato annunciato dal Ministro degli Interni un nuovo decreto.
Decreto di nome e di fatto, affinché si possa nuovamente utilizzare il deus ex machina dei canoni di urgenza e necessità, in barba ad ogni canone di ragionevolezza, violando qualsivoglia principio di democrazia, scavalcando, nuovamente, il potere legislativo.
È la ratio del racimolare il consenso, o per lo più, per spargere la vox del populismo di destra, ormai in cima alle Greatest hit in vista delle elezioni europee del 26 maggio 2019.
Come la legge 132 del 2018, anche la bozza del Decreto Bis [1] ha una natura bicefala, da un lato l’immigrazione, per contrastare sbarchi, accoglienza e Signor Sindaci che aprono i porti, dall’altro il mantra che ogni sceriffo dall’animo del buon padre di famiglia preserva: la sicurezza.
Ad aprire le danze successive ai visti normativi ci sono i Ritenuti, ove si evidenzia «la straordinaria necessità e urgenza di prevedere misure volte a contrastare prassi elusive dei dispositivi che governano l’individuazione dei siti di destinazione delle persone soccorse in mare. Tenendo conto dei peculiari rischi per l’ordine e la sicurezza pubblica scaturenti dall’attuale contesto internazionale, al contempo valorizzando le attribuzioni stabilite dall’ordinamento in capo al Ministro dell’interno quale Autorità nazionale di pubblica sicurezza».
Fa riflettere l’utilizzo di una terminologia all’interno di questa narrazione dominante: si parla di fantomatiche “prassi elusive”, e per elusivo si intende, in italiano, la capacità di evitare, di sottrarsi a qualcosa con furbizia e abilità. Quanto è assurdo riferirsi col tenore di tali parole, alle operazioni di salvataggio e all’individuazioni dei porti sicuri in cui far approdare esseri umani?
Il decreto, in concreto, prevede che, se nello svolgimento di operazioni di soccorso in acque internazionali non si rispettano gli obblighi previsti dalle Convenzioni internazionali (riferendosi a navi gestite da Ong) le sanzioni previste saranno di due tipi: da 3.500 a 5.500 euro per ogni straniero trasportato e, nei casi reiterati, se la nave è battente bandiera italiana, la sospensione o la revoca della licenza da 1 a 12 mesi.
Potrebbe terminare qui, e invece, il Viminale, modificando il codice della Navigazione, scavalca il Ministero delle Infrastrutture, attribuendosi poteri che vanno ben oltre gli Interni, un’ultrattività indiscriminata, che dovrebbe più che far rabbuiare i pentastellati, falli insorgere, se non per una questione politica, per un atto di dignità personale.
Nel secondo Ritenuto, si ravvisa per il Ministro «la necessità e l’urgenza di rafforzare il coordinamento investigativo in materia di reati connessi all’immigrazione clandestina, implementando gli strumenti di contrasto a tale fenomeno». Strumenti che secondo il decreto si ravvisano nel potenziamento degli agenti sotto copertura, stanziando, per tale e specifica causa, un bel milione di euro.
Spostandoci dall’altro lato del binario, la sicurezza, sovvengono delle modifiche normative di notevole importanza.
L’art. 5 effettua delle modifiche al Regio Decreto del 18 giugno 1931 n.773, che già di per sé, attraverso denominazione e data, fa comprendere il contesto sulla quale si colloca la direzione politica del "Capitano". Bello sapere che, una legge del 1931 sulla Pubblica Sicurezza oltre ad essere viva e vegeta è, ad oggi, rafforzato in peggio.
A tale normativa, denominata Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (in acronimo TULPS), all’articolo 18, rubricato “delle riunioni pubbliche e degli assembramenti in luoghi pubblici”, si aggiunge che, nel caso siano commessi i reati di cui agli articoli 635 (danneggiamento) e 419 (saccheggio e devastazione) del codice penale, durante una riunione in luogo pubblico o aperto al pubblico, di cui non è stato dato avviso, almeno tre giorni prima, al Questore, i contravventori sono puniti con la reclusione fino a un anno.
Il commento da farsi in ordine a questa modifica è duplice: in primis, il reato di danneggiamento semplice è stato degradato in illecito civile e dunque depenalizzato con il decreto legislativo n. 7/2016, come si interpreterà questo corto circuito? Si può ripenalizzare un fatto tipico se e solo se inserito in un determinato contesto, quale quello di una manifestazione pubblica?
In secundis, non vi era alcun dubbio che prima o poi, il reato di Saccheggio e Devastazione, già caro ai protagonisti della criminalizzazione del movimento No Tav, ritornasse in auge, e questa volta nella forma più smagliante che mai.
L’art. 5 modifica anche l’art. 24 del TULPS, quest’ultimo descrive che, qualora le tre intimazioni (che devono essere precedute, attenzione, obbligatoriamente da uno squillo di tromba) i carabinieri REALI, ordinano il discioglimento della riunione. Il Decreto Bis di Salvini inserisce un comma, inasprendo, semmai pensavate fosse possibile, le pene previste nel 1931: «Nel caso di riunioni non preavvisate o autorizzate, la pena per i contravventori è della reclusione fino a un anno».
La creazione giuridica de quo, travalica il legislatore autoritario del regime fascista, dimenticando che, TULPS in vigore o meno, l’interprete è chiamato, obbligatoriamente, a sottoporre determinati fossili normativi al vaglio di costituzionalità.
Veniamo ora ad un’altra modifica normativa, l’art. 6 del Decreto Bis modifica la legge 22 maggio 1975, n. 152, che se rinominata “Legge Reale” sovviene subito alla mente. Questa legge nasceva con la ratio di combattere e reprimere duramente quanto accadde negli Anni di Piombo, leggi che fior fiori di penalisti hanno denominato “dell’emergenza”. Secondo la normativa Salviniana è punibile con la reclusione fino a due anni chi fa uso di caschi protettivi, o di qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona in manifestazioni in luogo pubblico o aperto al pubblico.
Il Decreto bis aggiunge il 5 bis alla Legge Reale specificando che «chiunque nel corso di manifestazioni in luogo pubblico o aperto al pubblico, per opporsi al pubblico ufficiale o all’incaricato di pubblico servizio, mentre compie un atto di ufficio o di servizio, o a coloro che richiesti gli prestano assistenza, utilizza scudi o altri oggetti di protezione passiva ovvero materiali imbrattanti o inquinanti, è punito con la reclusione da uno a tre anni».
È infelice, ma bisogna specificarlo: questa legge è scritta male in italiano e a livello normativo, non riescono a comprendersi bene le portate di talune frasi, quali ad esempio il riferimento all’ausilio di “coloro che richiesti gli prestano assistenza”. Volendo dunque specificare una sorta di “legittimità” per il privato cittadino che aiuti le forze di pubblica sicurezza.
Il diritto penale interviene nuovamente per sanzionare «chi lancia o utilizza illegittimamente, in modo da creare un concreto pericolo per l’incolumità delle persone o l’integrità delle cose, razzi bengala, fuochi artificiali, petardi, strumenti per l’emissione di fumo o di gas visibile o in grado di nebulizzare gas contenenti principi attivi urticanti, ovvero bastoni, mazze, oggetti contundenti o, comunque, atti a offendere» punendo tali fatti, equiparando incolumità fisiche e integrità di cose sullo stesso piano, con la reclusione da uno a addirittura 4 anni.
Il decreto sopprime la causa di esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto (D.Lgs. 16 marzo 2015, n. 28) in caso di reato di violenza, resistenza, minaccia e oltraggio commessi a danno di un pubblico ufficiale nell’esercizio delle proprie funzioni. Nient’altro che depotenziare un decreto legislativo che tanto sta facendo, ed ha fatto, per incrociare l’intento deflattivo del legislatore.
Ma come si è arrivati a tutto questo?
Molto sembra approdare direttamente dalla mente del Ministro degli Interni, specie se da oltre un mese è in giro per l’Italia in campagna elettorale ed è contrastato da movimenti sociali e agglomerazioni di cittadini provenienti dalla società civile.
Eppure questa creazione normativa non è nient’altro che la messa in opera, per scomodare Foucault, all’interno di questa pseudo-pace travagliata da una guerra continua, di un rapporto di forza perpetuo.
Siamo di fronte ad un binomio che esula dal richiamato Immigrazione e Sicurezza, la sfida, ad oggi, è quella tra lotta e sottomissione.

per GIORGIANA MASI...ASSASSINATA il 12 MAGGIO 1977 DALLA 'DOTTRINA DI KO...

Salvini annuncia il Decreto Sicurezza bis: ulteriore stretta su migranti e manifestazioni

Il 10 maggio il Ministro degli Interni Salvini ha rilasciato la futura bozza del secondo Decreto Sicurezza. Il Decreto-legge prevede un ulteriore inasprimento delle misure di sicurezza costiera e di gestione dell’ordine pubblico, colpendo con pene pecuniarie chi presta aiuto e salva i migranti in mare e aumentando le pene detentive connesse a fatti avvenuti durante le manifestazioni.
La bozza si suddivide in tre parti, la prima inerente l’immigrazione, la seconda l’ordine pubblico e la terza la risoluzione degli arretrati amministrativi nell’esecuzione delle condanne penali definitive.
Per quanto riguarda la questione sbarchi, verranno colpite direttamente le persone, organizzazioni e semplici imbarcazioni che presteranno aiuto ai barconi con migranti presenti nel Mediterraneo. Questo viene fatto attraverso la formulazione di una pena pecuniaria, che può variare tra i 3500 e 5500 euro per ogni migrante aiutato, e di sequestro dell’imbarcazione medesima fino ad 1 anno con revoca di licenza di navigazione. Tutto questo può avvenire nel caso le navi non rispettino il diritto di navigazione internazionale, ovvero non lascino le persone salvate nel porto sicuro più vicino al punto di navigazione. Per le autorità porti sicuri sono considerati anche quelli libici, a dispetto delle condizioni disumane con coi sono trattati i migranti nei centri di detenzione del paese nordafricano e della situazione stessa del territorio, ormai in guerra civile dal 2011. Obiettivo del decreto è dunque quello di obbligare le navi che prestano soccorso a riportare le persone in Libia, eliminando così gli sbarchi sulla penisola.
Ulteriore modifica è l’allargamento dei poteri del Ministro dell’Interno che potrà limitare, per motivi di ordine pubblico, la navigazione e il transito di qualsiasi imbarcazione all’interno delle acque territoriali nazionali. Questo articolo prevede quindi una limitazione dei poteri del Ministero dei Trasporti e da a Salvini il controllo pressoché totale delle frontiere.
Un ultimo articolo, inerente la questione immigrazione, sostiene lo stanziamento di un milione di euro annui fino al 2021 per le operazioni sotto copertura delle forze dell’ordine con l’obiettivo di individuare i migranti e i soggetti che li aiutano. Il tutto attraverso il coordinamento con le forze di polizia libiche e l’intervento diretto su tale territorio.
La parte che riguarda la gestione dell’ordine pubblico prevede un inasprimento delle pene per reati avvenuti nell’ambito di manifestazioni. In particolare si sostiene la reclusione fino ad un anno nel caso di: manifestazioni non preavvisate o autorizzate e nel caso di atti di danneggiamento o ascrivibili al reato di devastazione e saccheggio. Si punisce inoltre con pena fino ai due anni l’uso di caschi nell’ambito di manifestazioni e con pena da 1 a 3 anni l’uso di scudi o oggetti di protezione passiva per proteggersi dalle cariche degli agenti di polizia; punito inoltre l’uso di qualsiasi oggetto pirotecnico, per es. i fumogeni, con pene da 1 a 4 anni di reclusione. Infine viene aumentata la pena massima per il reato di oltraggio a pubblico ufficiale da 3 a 4 anni.
Il decreto-legge si sofferma poi sugli stanziamenti per l’ordine pubblico per le Universiadi a Napoli nel 2019, autorizzando quindi la spesa di 1 milione e 200 mila euro, e infine proroga l’abrogazione dell’art. 57, che sostiene la responsabilità penale del direttore di un mezzo di stampa per quanto pubblicato dal suo periodico, al 1 gennaio 2020 al posto che il 18 maggio 2019. Un ultimo stanziamento di fondi di 25 milioni e 660 mila euro è formulato poi per la costituzione di un commissario straordinario, con relativi 800 dipendenti, per l’esecuzione dei provvedimenti di condanna penale definitivi.
Il decreto è ad oggi solo una bozza e deve essere ancora vagliato dal Consiglio dei Ministri. Se dovesse essere approvato così come formulato finora, rappresenterebbe un ulteriore stretta sulla libertà di movimento, di manifestazione e di espressione del dissenso, già profondamente colpite con il Decreto Sicurezza approvato dal Parlamento il 27 novembre 2018.

A La Sapienza non si passa


Doveva esserci un comizio di Forza Nuova a Piazzale Aldo Moro, è finita con migliaia di persone che lo hanno impedito prendendosi la piazza nonostante le intimidazioni della polizia.
Qualche decina di militanti fascisti si sono fatti una passeggiata scortati dalla camionette, sommersi dagli insulti dei passanti e abitanti della zona. L'università non l'hanno neanche vista da lontano, non un gran risultato per chi si professa “salvatore della patria”.
L'intransigenza e la determinazione delle migliaia di giovani, docenti, ricercatori che si sono mosse in corteo dall'interno della città universitaria fino a strappare Aldo Moro è stato l'elemento, non scontato e decisivo della giornata. Mimmo Lucano arrivando ad Aldo Moro ha preso parola davanti alle migliaia di giovani ed è stato poi accompagnato alla conferenza che ha visto una grandissima partecipazione.
Tra i fatti del Salone del Libro e quelli della Sapienza è stato messo un punto. Dove ci sono i fascisti non può esserci libertà di opinione. La Sapienza non è stata difesa dall'amministrazione universitaria, non dalle istituzioni democratiche, ma dal protagonismo e dall'attivazione degli studenti, dei ricercatori, dei docenti che fin da subito ci hanno messo la faccia e hanno reagito con decisione alla chiamata di Forza Nuova. La Sapienza è antifascista non per un caso fortuito ma grazie all'impegno quotidiano di chi in questi anni ha sempre messo in campo tutto il necessario per cacciare i fascisti. Oggi è stata segnata un'altra pagina di antifascismo importante
Di questo va preso atto e da questo bisogna ripartire.
Il Rettore Gaudio si è nascosto dietro frasi di circostanza, appellandosi a vaghi problemi di ordine pubblico. Un atteggiamento inaccettabile che è stato contestato lungo tutta la durata della giornata. Il tentativo del rettore di farsi bello davanti alle telecamere serve a poco, in questi giorni si è preso la responsabilità di essere indifferente rispetto a quello che stava accadendo.
D'altra parte l'operato delle forze dell'ordine è stato ancora una volta intimidatorio. Dalla militarizzazione della città universitaria chiudendo gli accessi di quasi tutti i cancelli, alle camionette e reparti schierati contro gli studenti. La rapida passeggiata concessa e coccolata dalla Questura è stata fermata dal presidio che si è spostato immediatamente in direzione dei fascisti. In fondo il Ministro Salvini aveva già dichiarato di voler garantire la libertà di espressione ai fascisti. Il dispositivo securitario posto contro gli studenti è stato completamente disinnescato. La grande partecipazione ha ridicolizzato il divieto di piazzale Aldo Moro annunciato al concentramento della minerva dalla polizia.
In migliaia hanno detto chiaramente che non ci sono divieti per chi l’università la vive.
Il convegno con Mimmo Lucano si è tenuto con una partecipazione straordinaria.
Di questa giornata ci teniamo stretti l'entusiasmo, l'energia e la forza che sono state messe in campo da tutte e tutti noi.
Avevamo promesso che Forza Nuova non sarebbe entrata nella città universitaria e che non sarebbe neanche arrivata ad Aldo Moro, e cosi è stato.
Sapienza Clandestina

mercoledì 1 maggio 2019

O Cara Moglie #primomaggio

Per tutti coloro che ancora muoiono di lavoro... #primomaggio

1 maggio 1900 nasce Ignazio Silone

1 Maggio 1941 esce "Quarto potere" di Orson Welles

1 Maggio 1994 la morte di Ayrton Senna

1 Maggio 1945 Il suicidio di goebbels

1 maggio 1886 lo sciopero dei lavoratori di Chicago

1 Maggio 1947 la strage di Portella della Ginestra