Dal 25 aprile in download gratuito torna il gruppo musicale romano dopo dieci anni di assenza: “L’abbiamo scritta pensando a Genova, ma anche a Federico Aldrovandi”.
La passione, il calore, l’eleganza sono quelle di sempre: e dopo dieci anni anche le “radici” non hanno smesso di cercare un senso in una storia comune, che gli Ak 47 – gruppo musicale romano che ha segnato la scena della musica “underground” – non hanno mai smesso di raccontare.
E non è un caso se la nuova traccia “Sole di notte” è scaricabile gratuitamente dal 25 aprile su internet: quando gli Ak 47 hanno smesso di suonare (“ma non ci siamo mai lasciati”, dicono) youtube, facebook, i social network, non esistevamo o muovevano i primi passi. Oggi, per loro, festeggiare insieme la Liberazione significa anche passare per la rete, che se fa molto rumore è anche capace di legare, far ritrovare. E lo si nota dai messaggi subito postati dagli “aficionados” del gruppo, sotto il video su youtube: sono in tanti a ritrovarsi, accompagnati dalle note di “Sole di notte”.
La canzone parte da Genova, di nuovo dalla notte della Diaz, ma non per “ricordare”: la memoria è radice, canta il gruppo. La giustizia in tribunale non c’è stata: i poliziotti violenti di Genova hanno addirittura fatto carriera. Nessuna giustizia per un movimento che è stato affogato nel sangue, in due giorni di repressione feroce su cui lo Stato non è stato capace – o non ha voluto – fare piena luce. Un movimento che metteva tutti in guardia: prefigurava, e ne spiegava le ragioni con dieci anni di anticipo, la crisi economica, finanziaria e sociale che ha colpito l’Occidente.
Da queste consapevolezze gli Ak 47 partono per dire che le rivendicazioni non sono finite: che dalla storia bisogna trarre insegnamenti. E allora, cosa ci ha insegnato Genova? “non è solo ricordo è una radice, mettete poliziotti i codici sule divise”, cantano oggi. “Pensiamo che uno dei modi per superare davvero Genova sia quello di provare finalmente a riprenderci un po’ di giustizia – scrive il gruppo presentando “Sole di notte” – La giustizia che i processi non ci hanno dato! Pensiamo sia importante finalmente una legge contro la tortura. Introdurre tutele per i cittadini e provvedimenti contro i soprusi e gli abusi dei militari e della polizia e stabilire regole civili per la loro condotta. Come un codice identificativo sui caschi e la divisa. Questo è solo un piccolo contributo che si accompagna alla speranza di poter realizzare e vincere tutti insieme e con efficacia questa battaglia”.
E che sia un grave errore tanto dimenticare che lasciare perdere, lo dimostrano i casi di “malapolizia” che hanno costellato l’Italia dopo Genova. Poliziotti impuniti, anche quando si sono macchiati di omicidi. A creare questo legame, questo fil rouge, sono proprio gli Ak 47: che dicono di aver scritto il brano pensando ai casi di ragazzi massacrati, a cui fanno da contraltare forze dell’ordine nei fatti impunite (anche quando vengono condannati dal tribunale): da Federico Aldrovandi a Stefano Cucchi, ma non solo.
Allora, approvare il reato di tortura, decidere che le forze di polizia debbano esporre un codice sulla loro divisa, non sono “ornamenti”. Ma le premesse per un patto sociale, che sia basato sulla giustizia.
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