Il 20 marzo di 18 anni veniva assassinata Ilaria Alpi. A diciotto anni dalla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin verrà presentato a Roma domani il libro di Stefano Massini “Lo schifo". Ecco uno stralcio della postfazione che Mariangela Gritta Grainer, portavoce dell’Associazione Ilaria Alpi, ha scritto per il volume.
«Ilaria Alpi: tutti la conoscono come vittima di quell’agguato in cui, insieme a Miran Hrovatin, fu assassinata a Mogadiscio, quasi 18 anni fa, il 20 marzo 1994. Ma chi era Ilaria? Chi era lei, la donna, la giornalista. I racconti che di lei sono stati fatti, con diversi linguaggi – la musica, il cinema, la poesia, le inchieste, il teatro fino a questo testo – ci hanno avvicinato a lei, ci hanno fatto conoscere Ilaria, ci hanno detto che è stata uccisa perché era brava, era un talento. E’ stato il suo modo di fare giornalismo di cercare sempre la verità e di comunicarla che ha fatto paura e che fa ancora paura. Per questo la verità sulla sua uccisione ancora non si conosce per intero.
Si sa che si è trattato di un’ esecuzione. Un’esecuzione su commissione: questo è quanto è emerso da tutte le inchieste giornalistiche, della magistratura e delle commissioni d’inchiesta che ne hanno evidenziato anche il movente. “Impedire che le notizie raccolte dalla Alpi e dal Hrovatin in ordine ai traffici di armi e di rifiuti tossici…venissero portati a conoscenza dell’opinione pubblica…”
Si sa che si tratta di traffici illeciti che solamente organizzazioni criminali, la mafia, l’ndrangheta e la camorra possono gestire, come indagini di procure, dichiarazioni di pentiti e collaboratori di giustizia hanno fatto emergere.
Si sa che recenti inchieste della magistratura riferite al nord Italia dimostrano che tali organizzazioni criminali possono crescere ed estendere le loro ramificazioni in tutti i territori e in tutti i mercati perché godono di coperture, silenzi e complicità nelle strutture di potere pubbliche e private.
Si sa che in tutti questi anni sono emerse notizie, dettagli che potrebbero collegare l’attività di inchiesta di Ilaria ad altri fatti tragici come ad esempio il delitto Rostagno, la tragedia del traghetto Moby Prince (1991), l’omicidio dell’ufficiale del Sismi Vincenzo Li Causi avvenuto proprio a Mogadiscio pochi mesi prima dell’assassinio di Ilaria e Miran: è il filo “rosso” di cui parlava sempre Giorgio Alpi il papà di Ilaria che ci ha lasciato senza aver avuto giustizia.
Si sa che a Mogadiscio in quei giorni c’erano ancora migliaia di soldati dell’ONU [...]
Ci sono documenti, testimonianze, informative, inchieste: un materiale enorme, accumulato in 17 anni dalle inchieste giornalistiche, della magistratura, delle commissioni d’inchiesta parlamentari e governative, che “custodisce” le prove. Si conosce ormai quasi tutto su quel che accadde in quei giorni a Mogadiscio, sul perché del duplice delitto, perfino su chi poteva far parte del commando. Ma gli esecutori sono ancora impuniti e non si è ancora arrivati ai mandanti a chi ha armato il gruppo di fuoco. Perché alla verità giudiziaria non si è ancora arrivati? Chi non vuole questa verità e quindi giustizia e perché?
In fondo basterebbe indagare a fondo su quanto aveva scritto Ilaria su alcuni bloch notes ritrovati. A partire da questa piccola nota: «1400 miliardi di lire dove è finita questa impressionante mole di denaro (1.400.000.000.000 “Sono tanti undici zero. Proprio tanti. Troppi. …. non è che il viaggio è finito. E infatti ce ne vuole, ancora, per arrivare in fondo al viaggio, in fondo a tutti e undici glizero.” da Lo schifo – omicidio non casuale di Ilaria Alpi nella nostra ventunesima regione”)». «Io so. Io so e so anche i nomi e adesso ho anche le prove».
http://bit.ly/GCpyrz
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