Estate 1944. Le stragi nazifasciste da non dimenticare ·
E’ in corso una vera e
propria offensiva di recupero del fascismo: dalla spiaggia di Chioggia,
ai campi estivi neo–nazisti, ai manifesti inneggianti alla bontà di
governo di Mussolini.
Più in generale il clima è di allentamento al riguardo dei principi
fondamentali dell’antifascismo, sulle sue ragioni profonde, sulla realtà
storica dei fatti.
Ha contribuito a questa sorta di rilassatezza culturale l’attacco alla
Costituzione tentato nel corso die mesi scorsi e (provvisoriamente?)
respinto con il voto del 4 Dicembre 2016.
Per questi motivi è bene tener viva la memoria, perché senza di essa si
smarrisce l’identità repubblicana dell’Italia: il profondo significato
etico e politico di questa identità conquistata con la lotta.
Queste le ragioni del tentativo di rinnovo del ricordo contenuto in
questo intervento, partendo dalle due stragi–simbolo compiute dai
nazifascisti nell’estate del 1944 a Sant’Anna di Stazzema e a
Marzabotto.
Intervento che si conclude con l’elenco delle 139 stragi compiute su
tutto il territorio nazionale per un totale (secondo l’Atlante delle
stragi nazifasciste in Italia) di circa 23.000 vittime
Sant’Anna di Stazzema
All’inizio dell’agosto 1944 Sant’Anna di Stazzema era stata qualificata
dal comando tedesco come “zona bianca”, ossia una località adatta ad
accogliere sfollati: per questo la popolazione, in quell’estate, aveva
superato le mille unità. Inoltre, sempre in quei giorni, i partigiani
avevano abbandonato la zona senza aver svolto operazioni militari di
particolare entità contro i tedeschi. Nonostante ciò, all’alba del 12
agosto 1944, tre reparti di SS salirono a Sant’Anna, mentre un quarto
chiudeva ogni via di fuga a valle sopra il paese di Valdicastello. Alle
sette il paese era circondato. Quando le SS giunsero a Sant’Anna,
accompagnati da fascisti collaborazionisti che fecero da guide[10], gli
uomini del paese si rifugiarono nei boschi per non essere deportati,
mentre donne, vecchi e bambini, sicuri che nulla sarebbe capitato loro
in quanto civili inermi, restarono nelle loro case.
In poco più di mezza giornata vennero uccisi centinaia di civili di cui
solo 350 poterono essere in seguito identificate; tra le vittime 65
erano bambini minori di 10 anni di età. Dai documenti tedeschi peraltro
non è facile ricostruire con precisione gli eventi: in data 12 agosto
1944, il comando della 14ª Armata tedesca comunicò l’effettuazione con
pieno successo di una “operazione contro le bande” da parte di reparti
della 16. SS-Panzergrenadier-Division Reichsführer SS nella “zona 183”,
dove si trova il territorio del comune di S. Anna di Stazzema; l’ufficio
informazioni del comando tedesco affermò che nell’operazione 270
“banditi” erano stati uccisi, 68 presi prigionieri e 208 “uomini
sospetti” assegnati al lavoro coatto. Una successiva comunicazione dello
stesso ufficio in data 13 agosto precisò che “altri 353 civili
sospettati di connivenza con le bande” erano stati catturati, di cui 209
trasferiti nel campo di raccolta di Lucca
I nazistifascisti rastrellarono i civili, li chiusero nelle stalle o
nelle cucine delle case, li uccisero con colpi di mitra, bombe a mano,
colpi di rivoltella e altre modalità di stampo terroristico. La vittima
più giovane, Anna Pardini, aveva solo 20 giorni(23 luglio-12 agosto
1944). Gravemente ferita, la rinvenne agonizzante la sorella maggiore
Cesira (Medaglia d’Oro al Merito Civile) miracolosamente superstite, tra
le braccia della madre ormai morta. Morì pochi giorni dopo
nell’ospedale di Valdicastello. Infine, incendi appiccati a più riprese
causarono ulteriori danni a cose e persone.
Non si trattò di rappresaglia (ovvero di un crimine compiuto in risposta
a una determinata azione del nemico): come è emerso dalle indagini
della procura militare di La Spezia, infatti, si trattò di un atto
terroristico premeditato e curato in ogni dettaglio per annientare la
volontà della popolazione, soggiogandola grazie al terrore. L’obiettivo
era quello di distruggere il paese e sterminare la popolazione per
rompere ogni collegamento fra i civili e le formazioni partigiane
presenti nella zona.
La ricostruzione degli avvenimenti, l’attribuzione delle responsabilità e
le motivazioni che hanno originato l’Eccidio sono state possibili
grazie al processo svoltosi al Tribunale militare della Spezia,
conclusosi nel 2005 con la condanna all’ergastolo per dieci SS colpevoli
del massacro; sentenza confermata in Appello nel 2006 e ratificata in
Cassazione nel 2007. Nella prima fase processuale si è svolto, grazie al
pubblico ministero Marco de Paolis, un imponente lavoro investigativo,
cui sono seguite le testimonianze in aula di superstiti, di periti
storici e persino di due SS appartenute al battaglione che massacrò
centinaia di persone a Sant’Anna. Fondamentale, nel 1994, anche la
scoperta avvenuta a Roma, negli scantinati di Palazzo Cesi-Gaddi, di un
armadio chiuso e girato con le ante verso il muro, ribattezzato poi
armadio della Vergogna, poiché nascondeva da oltre 40 anni documenti che
sarebbero risultati fondamentali ai fini di una ricerca della verità
storica e giudiziaria sulle stragi nazifasciste in Italia nel secondo
dopoguerra.
Prima dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, nel giugno dello stesso
anno, SS tedesche, affiancate da reparti della X MAS, massacrarono 72
persone a Forno. Il 19 agosto, varcate le Apuane, le SS si spinsero nel
comune di Fivizzano (Massa Carrara), seminando la morte fra le
popolazioni inermi dei villaggi di Valla, Bardine e Vinca,nel comune di
Fivizzano . Nel giro di cinque giorni uccisero oltre 340 persone,
mitragliate, impiccate, financo bruciate con i lanciafiamme.
Nella prima metà di settembre, con il massacro di 33 civili a Pioppetti
di Montemagno, in comune di Camaiore (Lucca), i reparti delle SS
portarono avanti la loro opera nella provincia di Massa Carrara. Sul
fiume Frigido furono fucilati 108 detenuti del campo di concentramento
di Mezzano (Lucca), mentre a Bergiola i nazisti fecero 72 vittime.
MARZABOTTO
Dopo l’eccidio di Sant’Anna di Stazzema avvenuta il 12 agosto 1944, gli
eccidi nazisti contro i civili sembravano essersi momentaneamente
fermati. Ma il feldmaresciallo Albert Kesselring aveva scoperto che a
Marzabotto agiva con successo la brigata Stella Rossa e voleva dare un
duro colpo a questa organizzazione e ai civili che l’appoggiavano. Già
in precedenza Marzabotto aveva subito delle rappresaglie, ma mai così
gravi come quella dell’autunno 1944.
Capo dell’operazione fu nominato il maggiore Walter Reder, comandante
del 16º battaglione esplorante corazzato (Panzeraufklärungsabteilung)
della 16. SS-Panzergrenadier-Division Reichsführer SS, sospettato a suo
tempo di essere uno tra gli assassini del cancelliere austriaco
Engelbert Dollfuss. La mattina del 29 settembre, prima di muovere
all’attacco dei partigiani, quattro reparti delle truppe naziste,
comprendenti sia SS che soldati della Wehrmacht, accerchiarono e
rastrellarono una vasta area di territorio compresa tra le valli del
Setta e del Reno, utilizzando anche armamenti pesanti. «Quindi – ricorda
lo scrittore bolognese Federico Zardi – dalle frazioni di Pànico, di
Vado, di Quercia, di Grizzana, di Pioppe di Salvaro e della periferia
del capoluogo le truppe si mossero all’assalto delle abitazioni, delle
cascine, delle scuole», e fecero terra bruciata di tutto e di tutti.
Nella frazione di Casaglia di Monte Sole la popolazione atterrita si
rifugiò nella chiesa di Santa Maria Assunta, raccogliendosi in
preghiera. Irruppero i tedeschi, uccidendo con una raffica di
mitragliatrice il sacerdote, don Ubaldo Marchioni, e tre anziani. Le
altre persone, raccolte nel cimitero, furono mitragliate: 197 vittime,
di 29 famiglie diverse tra le quali 52 bambini. Fu l’inizio della
strage: ogni località, ogni frazione, ogni casolare fu setacciato dai
soldati nazisti e non fu risparmiato nessuno. La violenza dell’eccidio
fu inusitata: alla fine dell’inverno fu ritrovato sotto la neve il corpo
decapitato del parroco Giovanni Fornasini.
Fra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944, dopo sei giorni di violenze, il
numero delle vittime civili si presentava spaventoso: circa 770 morti.
Le voci che immediatamente cominciarono a circolare relative all’eccidio
furono negate dalle autorità fasciste della zona e dalla stampa locale
(Il Resto del Carlino), indicandole come diffamatorie; solo dopo la
Liberazione lentamente cominciò a delinearsi l’entità del massacro.
13 giugno, la strage di Niccioleta
Il 13 giugno 1944, i reparti tedeschi e fascisti irruppero a Niccioleta
per punire i suoi abitanti che, come in molte zone del grossetano,
avevano disertato di presentarsi ai posti di polizia fascisti e tedeschi
di Massa Marittima, in seguito ad un manifesto affisso in tutti i
comuni della provincia di Grosseto, firmato da Giorgio Almirante. Sei
minatori (Ettore Sergentoni, con i figli Aldo e Alizzardo, Rinaldo
Baffetti, Bruno Barabissi e Antimo Ghigi) vennero fucilati subito nel
piccolo cortile dietro il forno della dispensa, largo non più di tre
metri. Il minatore Giovanni Gai riuscì a fuggire nella macchia, grazie
ad un attimo di distrazione di un fascista di Porto Santo Stefano,
Aurelio Picchianti, che si stava arrotolando una sigaretta. Altri 150
operai furono portati a Castelnuovo di Val di Cecina, e la sera del 14
giugno, 77 minatori vennero giustiziati sulla strada per Larderello, 21
deportati in Germania e gli altri liberati. In tutto perirono nella
strage 83 operai di Niccioleta. Tra i cadaveri si scoprì tempo a dietro
che c’erano anche i componenti della famoso gruppo partigiano la “Banda
di Ariano”: Gianluca Spinola, Vittorio Vargiu, Franco Stucchi Prinetti e
Francesco Piredda assassinati dai nazifascisti sempre il 14 giugno.
Elenco degli eccidi e delle stragi riconosciute (da Wikipedia)
A
Strage di Acerra
Eccidi dell’alto Reno
B
Eccidio di Barletta
Strage della Benedicta
Eccidio di Bergiola Foscalina
Eccidio della Bettola
Strage della valle del Biois
Massacro di Biscari
Bombardamenti di Foggia del 1943
Eccidio di Borga
Strage di Borgo Ticino
Eccidio di Boves
Eccidio di Braccano
Bus de la Lum
C
Eccidio di Cadè
Strage di Caluso
Strage di Campagnola
Strage del palazzo Comunale di Campi Bisenzio
Strage di Canicattì
Eccidio di Capistrello
Strage di Castello
Strage di Castiglione
Strage di Cavriglia
Eccidio del Colle del Lys
Eccidio di Cravasco
Strage di Cumiana
E
Eccidi di San Ruffillo
Eccidio di Santa Giustina in Colle
Eccidio de La Storta
Eccidio dei conti Manzoni
Eccidio dei XV Martiri di Madonna della Pace
Eccidio del Castello dell’Imperatore
Eccidio del Ponte dell’Industria
Eccidio del pozzo Becca
Eccidio dell’Aldriga
Eccidio della caserma Mignone
Eccidio della famiglia Arduino
Eccidio delle Fosse Reatine
Eccidio di Argelato
Eccidio di Bari
Eccidio di Cadibona
Eccidio di Caffè del Doro
Eccidio di Cavazzoli
Eccidio di Cibeno
Eccidio di Civitella
Eccidio di Codevigo
Eccidio di Crespino sul Lamone
Eccidio di Gardena
Eccidio di Guardistallo
Eccidio di Maiano Lavacchio
Eccidio di Malga Bala
Eccidio di Massignano
Eccidio di Monte Manfrei
Eccidio di Monte Sant’Angelo
Eccidio di Pessano
Eccidio di Piavola
Eccidio di Pietralata
Eccidio di Portofino
Eccidio di Pratolungo
Eccidio di San Michele della Fossa
Eccidio di San Piero a Ponti
Eccidio di Schio
Eccidio di Trivellini
Eccidio di Valdagno
Eccidio di Vallarega
Eccidio di Vattaro
Eccidio di via Aldrovandi
Eccidio di Malga Zonta
F
Strage di Falzano
Eccidio dell’aeroporto di Forlì
Strage di Forno
Strage delle Fosse del Frigido
Eccidio di Fragheto
G
Bombardamento di Grosseto
Strage di Grugliasco e Collegno
L
Eccidio di Salussola
Strage di Lasa
Strage di Leonessa
M
Martiri di Fiesole
Martiri ottobrini
Strage di Marzabotto
Strage di Matera
Strage della cartiera di Mignagola
Strage della Missione Strassera
Strage di Monchio, Susano e Costrignano
Eccidio di Montalto
Eccidio di Montemaggio
N
Eccidio di Nola
O
Operazione Ginny
Operazione Piave
Operazione Wallenstein
P
Eccidio di Procchio
Eccidio del Padule di Fucecchio
Strage di Pedescala
Strage di Penetola
Eccidio del Pian del Lot
Eccidio di piazza Tasso
Strage di Piazzale Loreto
Eccidio di Pietransieri
Eccidio di Ponte Cantone
Eccidio del ponte di Ruffio
Strage della Portela
R
Rastrellamenti di Villa d’Ogna
Eccidio della Righetta
Strage di Rionero in Vulture
Eccidio della Romagna
Eccidio di Ronchidoso
Strage di Rovetta
S
Eccidio di San Giacomo Roncole
Strage di San Polo
Eccidio di Sant’Anna di Stazzema
Eccidio di Scalvaia
Strage del collegino di Sesto Fiorentino
Strage di Solcio di Lesa
Eccidio di Soragna
Eccidio di Spino d’Adda
Strage del Duomo di San Miniato
Strage del pane
Strage della caserma di Anghiari
Strage della corriera fantasma
Strage della famiglia Einstein
Strage di Barbania
Strage di Corrubbio
Strage di Costa d’Oneglia
Strage di Gorla
Strage di Oderzo
Strage di San Benedetto del Tronto
Stragi di Ziano, Stramentizzo e Molina di Fiemme
T
Eccidio di Tavolicci
Eccidio di Testico
Eccidio del Torrazzo
Strage di Treschè Conca
Triangolo della morte (Emilia)
Strage del Turchino
U
Strage di Serra Partucci
V
Eccidio di Valdobbiadene
Eccidio di Vercallo
Eccidio dell’ospedale psichiatrico di Vercelli
Eccidio di Vinca
http://contropiano.org/news/politica-news/2017/08/12/estate-1944-le-stragi-nazifasciste-non-dimenticare-094699?fbclid=IwAR0ypcv8T_o9uUEHrRgHMUtlhFrD2q1ENyloc1n1hniBh7yoPirhaUYc4Ns
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