Il 14 novembre 1951 l’Italia ha vissuto una delle sue peggiori tragedie del Dopoguerra: l’alluvione del Polesine.
Il Polesine è una terra agricola che corrisponde alla provincia di Rovigo: si trova tra il fiume Po e l’Adige, in prossimità della loro foce. La abitavano genti lavoratrici e povere.
Dopo giorni di incessanti piogge, la piena del fiume Po, sommata a quelle dei suoi affluenti, spazzò via i tentativi della popolazione di arginare la violenza dell’acqua. Tutta la vasta area della provincia di Rovigo fu sommersa dall’alluvione. Le vittime furono un centinaio, gli sfollati ben 180 mila. Ad appena sei anni dalla fine della distruttiva II Guerra Mondiale, l’alluvione del Polesine rappresentò un duro colpo che mise in ginocchio l’Italia.
La solidarietà italiana e internazionale fu notevole e il lavoro delle istituzioni, con la bonifica, permise di tornare a coltivare la terra già nel 1952. Moltissimi emigrarono: se nel 1951 la popolazione del Polesine era di quasi 358 mila abitanti, nel 1961 si era ridotta a meno di 278 mila.
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