Nessuno è come sembra, ma dobbiamo mantenere le apparenze per sopravvivere
martedì 29 gennaio 2013
lunedì 28 gennaio 2013
Treviso - Assemblea pubblica contro lo sgombero di Ztl Wake Up
Si è tenuta oggi all'ex-Telecom, in risposta a tutti i segnali di sgombero annunciati dalla stampa locale, l'assemblea pubblica indetta da Ztl Wake Up.
All'appuntamento erano presenti oltre 400 persone che, come sottolineato dai numerosi interventi, hanno espresso il dovere e la necessità di mantenere a Treviso uno spazio libero e aperto.
Da questa sera la struttura sarà presidiata in modo costante e meticoloso come emerso dalla volontà dei partecipanti all'assemblea stessa che si sono impegnati a supportare il collettivo protagonista dell'apertura del luogo.
La volontà di aprirsi alla città proseguirà con il corteo contro il degrado e lo sgombero previsto per sabato 2 febbraio con appuntamento alle ore 15 alla stazione f.s. di Treviso.
TREVISO, SVEGLIATI E FAI SENTIRE LA TUA VOCE ANCORA UNA VOLTA.
Ztl Wake Up resta!!
domenica 27 gennaio 2013
sabato 26 gennaio 2013
venerdì 25 gennaio 2013
Pinar Selek Superi Le Frontiere , Condannata All’ Ergastolo Dalla Turchia
E’ molto importante superare le frontiere, tutti i paesi tutti i luoghi hanno la loro attualità e tu puoi protestare ma quando superi le frontiere allora davvero diventi forte…Il 24 gennaio sarà l’ ultima, sarà la fine…”Questo era il video appello di Pinar Salek, prima della condanna definitiva al carcere a vita: ergastolo per terrorismo…perseguitata dal governo turco per le sue idee femministe, antimilitariste e di solidarietà alle popolazioni curde e armene in lotta per l’autodeterminazione. Il processo nei suoi confronti era iniziato nel 1998.
In breve: “la polizia che l’aveva arrestata voleva che lei facesse i nomi delle persone intervistate nell’ ambito di un progetto di ricerca sulla questione curda. In carcere si rende conto, guardando la televisione, di essere accusata di un attentato dinamitardo che aveva causato la morte di sette persone , il 9 luglio 1998, al mercato delle spezie a Istanbul. In seguito, i rapporti degli esperticonclusero che l’esplosione non era dovuta a una bomba ma alla deflagrazione accidentale di una bombola di gas. Inoltre, l’uomo che affermava di avere messo questa « bomba » con lei, ha riconosciuto di avere mentito sotto tortura. Pinar Selek rimane due anni e mezzo in carcere, viene liberata nel dicembre del 2000 e venne definitivamente assolta nel 2006 dopo un processo che dura più di cinque anni. Malgrado le pressione subita, si è sempre impegnata e a cofondato nel 2001 la cooperativa di donne Amargi…”
In breve: “la polizia che l’aveva arrestata voleva che lei facesse i nomi delle persone intervistate nell’ ambito di un progetto di ricerca sulla questione curda. In carcere si rende conto, guardando la televisione, di essere accusata di un attentato dinamitardo che aveva causato la morte di sette persone , il 9 luglio 1998, al mercato delle spezie a Istanbul. In seguito, i rapporti degli esperticonclusero che l’esplosione non era dovuta a una bomba ma alla deflagrazione accidentale di una bombola di gas. Inoltre, l’uomo che affermava di avere messo questa « bomba » con lei, ha riconosciuto di avere mentito sotto tortura. Pinar Selek rimane due anni e mezzo in carcere, viene liberata nel dicembre del 2000 e venne definitivamente assolta nel 2006 dopo un processo che dura più di cinque anni. Malgrado le pressione subita, si è sempre impegnata e a cofondato nel 2001 la cooperativa di donne Amargi…”
Nessuna delle grandi organizzazioni umanitarie ha lanciato un appello per firmare in nome dei diritti umani e a suo nome, per farsi sentire decisamente dai Tribunali turchi e nessuno dei grandi Media ha messo la notizia in prima pagina, ce ne sono sempre delle altre ben più importanti e che fanno audience. Io chiedo a tutte e tutti di far conoscere la Storia di questa Donna, perseguitata da 14 anni, fino a questa disumana e assurda sentenza, e di renderci attivi.
I Media siamo anche noi. A FIANCO DI PINAR
Doriana Goracci
mercoledì 23 gennaio 2013
Bartleby dissotterra le asce di guerra
Bologna, 23 gennaio 2013. Dopo il rifiuto di un trasferimento alle Roveri, in piena zona industriale, è arrivato lo sgombero dello spazio sociale Bartleby. A richiedere l'intervento della Questura è stata l'Università, proprietaria dell'edificio. Dal collettivo: "Si mostra cosi' il vero volto dell'amministrazione universitaria e comunale, ora dissotterriamo le asce di guerra". Uova contro il rettorato, poi corteo verso via San Petronio Vecchio fermato dalle manganellate delle forze dell'ordine. Infine tutt* al 38: "Ci trasferiamo qui"
23 GENNAIO 1973: ROBERTO FRANCESCHI
Il 23 Gennaio di trentotto anni fa Roberto Franceschi veniva colpito alla testa dal proiettile che lo portò alla morte il 30 Gennaio dello stesso anno.
Roberto, studente ventunenne di Economia Politica presso la Bocconi di Milano, all’ottima riuscita negli studi aveva sempre affiancato l’impegno politico, che lo aveva portato, già durante gli anni del Liceo, a militare nel MS (Movimento Studentesco), gruppo politico di impostazione leninista nato nel ’68 negli atenei milanesi.
La sera del 23 Gennaio del 1973 era prevista un’assemblea del MS proprio presso la Bocconi; assemblee di questo tipo erano sempre state autorizzate all’interno delle facoltà ed erano sempre state aperte non solo agli studenti ma a chiunque fosse stato interessato a parteciparvi, tant’è che quella del 23 avrebbe dovuto essere la prosecuzione di un incontro tenutosi alcuni giorni prima nello stesso luogo.
In questa occasione, però, il Rettore della Bocconi (Giordano Dell’Amore) dispose che l’accesso all’assemblea fosse limitato ai soli iscritti alla facoltà tramite esibizione del libretto universitario; per tutelarsi dalle prevedibili proteste che tale assurda imposizione avrebbe suscitato, Dell’Amore avvertì la polizia, che all’arrivo degli studenti fece trovare l’edificio circondato da un centinaio di agenti della celere.
Quando alcuni provarono ad avvicinarsi all’ingresso, determinati a partecipare ugualmente all’assemblea, e vennero bruscamente respinti dai celerini, la rabbia di studenti e lavoratori esplose in una dura contestazione che li portò allo scontro con la polizia.
Mentre il gruppo veniva allontanato e disperso dagli agenti, alcuni di questi spararono diversi colpi d’arma da fuoco ad altezza d’uomo: ad esserne raggiunti alle spalle durante la fuga furono Roberto Franceschi e l’operaio Roberto Piacentini.
Quest’ultimo venne immediatamente ricoverato e riuscì a salvarsi mentre Franceschi, nonostante il soccorso portatogli da alcuni compagni e da un medico presente sul posto, perse conoscenza e morì dopo una settimana di coma.
La notizia si diffuse velocemente e l’ondata di indignazione e rabbia che la violenza cieca e spropositata della polizia suscitò mise in difficoltà la Questura milanese, che dichiarò inizialmente che Roberto era stato colpito da un sasso lanciato da uno dei manifestanti.
Il proseguire delle indagini rivelò da subito la falsità di tale ipotesi ma la Questura tentò un secondo salvataggio affermando che l’agente responsabile dell’omicidio, Gianni Gallo, aveva sparato in stato di semi-incoscienza.
I continui tentativi da parte della polizia di falsificare il reale svolgimento dei fatti e di occultare le prove fecero sì che il primo processo nei confronti degli assassini di Roberto si aprisse solo nel Maggio del ’79, a sei anni di distanza dall’omicidio.
Questo primo processo si concluse con l’assoluzione di quasi tutti gli imputati ma la vicenda giudiziaria si protrasse per oltre vent’anni, al termine dei quali furono stabilite responsabilità da parte del corpo di polizia ma non il nome dell’assassino.
Solo nel 1999 la famiglia di Franceschi ha ottenuto un risarcimento in denaro con cui è stata finanziata una fondazione intitolata al giovane militante ucciso.
L’esito del processo (la sostanziale impunità dei suoi assassini, anche grazie ai continui tentativi di insabbiamento delle prove da parte della Questura) e il tentativo di ribaltare le accuse ponendole a carico delle vittime (l’operaio Roberto Piacentini fu accusato di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni ma venne poi assolto per insufficienza di prove) rappresentano un iter tristemente noto tra i casi di omicidi compiuti per mano della polizia; tuttavia già a partire dal funerale di Roberto, partecipatissimo e carico di rabbia silenziosa, il movimento studentesco ribadì che la perdita del proprio compagno e qualsiasi altro tentativo di intimidazione li trovava determinati a non fare nessun passo indietr
martedì 22 gennaio 2013
lunedì 21 gennaio 2013
domenica 20 gennaio 2013
sabato 19 gennaio 2013
venerdì 18 gennaio 2013
No Tav corto d’animazione
"No TAV è un movimento popolare italiano sorto nei primi anni novanta nel quale si riconoscono gruppi di cittadini accomunati dalla contrarietà alla realizzazione di infrastrutture per l'alta capacità e l'alta velocità ferroviaria (comunemente note come TAV, acronimo di "treno ad alta velocità"), da cui il nome."wikipedia
Nel Febbraio 2012 Luca Abbà un attivista NO TAV si arrampica su un traliccio per protestare, Luca Abbà cade dal traliccio, il lavori non si fermano ... mesi dopo l'incidente "anonymous" pubblica file privati della polizia italiana, tra le tante cose, si scopre che sono stati lanciati 4357 gas lacrimogeni contro gli l'attivisti NO TAV ed era solo l'inizio...
giovedì 10 gennaio 2013
Diario sulla Siria
Descrizione esaustiva della situazione in Siria, raccontata e ripresa da persone neutrali, che sono coraggiosamente andate nel paese per capire la situazione e riportarcela.
Include testimonianze di persone comuni che vivono il dramma quotidiano di questa guerra.
Guerra che vuole spaccare il paese e che, sempre piu', si rivela orchestrata artificialmente dall'esterno
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