La storia commemora anche un altro crimine contro l’Umanità
11 settembre 1973: Golpe Militare in Cile
Quel giorno le Forze Armate del Cile guidate dalle più alte autorità,
misero in atto un colpo di stato militare che è ormai ricordato come il
momento in cui terminò la Democrazia cilena.
10 settembre 2011 – Ernesto Celestini
Fonte: El Mundo e Educar Chile
In quel giorno Salvador Allende, Presidente della Nazione, decise di
immolarsi nel mezzo del bombardamento che aveva come obiettivo La
Moneda.
Con questo atto, che lo stesso presidente Allende definì
“sacrificio”, la sua figura può essere considerata come martire caduto a
difesa del fenomeno culturale e sociale, proposto dai partiti della
sinistra. Con Allende morto, e dopo che i militari avevano occupato e
immobilizzato il paese mettendolo in stato di assedio, venne dichiarata
una giunta militare governativa composta da Augusto Pinochet, José
Toribio Merino, Gustavo Leigh e Cesar Mendoza. Il golpe militare messo
in atto nel paese, fu presentato alla cittadinanza come un ordine
temporaneo che avrebbe rapidamente lasciato il posto alla creazione di
un governo legittimamente eletto ma che restò al governo del Paese per
altri diciassette anni. Durante questo periodo, il paese subì
cambiamenti sociali epocali dal punto di vista culturale ed economico,
instaurando una politica repressiva attuata dal governo che costò al
Cile decine di migliaia di vite umane.
La dittatura di Pinochet
Cosa accadde dopo il colpo di stato?
Dopo il colpo di stato del settembre 1973, Pinochet instaurò in Cile
un regime ferreo e sanguinoso, che provocò la morte o la scomparsa di
migliaia di persone e causò la fuga di un milione di persone che
cercarono rifugio principalmente in Europa. Il dittatore continuò a
governare il paese fin quando fu costretto a indire un plebiscito, che
perse, ma sopravvisse a qualsiasi tentativo della Giustizia di farlo
rispondere per i crimini commessi contro il suo paese.
Pedagogia del terrore
L’11 settembre 1973 la sanguinaria dittatura che fu imposta al Cile
concluse un periodo durato 150 anni di storia repubblicana e si impose
occupando tutte le istituzioni del paese con cariche nominate
direttamente dal regime, tanto da cambiare profondamente le condizioni
di vita di tutti i suoi abitanti. Negli occhi di tutti i cileni rimarrà
per sempre l’immagine della Moneda, il Palazzo presidenziale, in fiamme,
lo stadio trasformato in lager per rinchiudere i prigionieri politici e
i roghi con cui furono bruciati migliaia di libri definiti “pericolosi”
Lo stesso giorno del colpo di stato, i comandanti in capo, con
Pinochet in testa, formarono una giunta militare, dichiararono che era
in atto una “guerra civile” nel paese e decretarono lo stato di assedio
ed il coprifuoco che furono prorogati, fatta eccezione per brevi
periodi, fino al 1987.
Pinochet esercitò il potere con pugno di ferro fino al 1990, anno in cui
introdusse un modello neoliberista ad oltranza che, anche se salvò
l’economia, secondo dati ufficiali, lasciò in povertà più di cinque
milioni di persone. Ci sono testimonianze che affermano che le forze
militari continuamente presenti in strada, gli elicotteri che
sorvolavano le città di notte, gli arresti alla luce del giorno,
contribuirono a instaurare una “pedagogia del terrore”.
Come eredità politica, comunque, Pinochet ha lasciato una Costituzione
ancora oggi, in vigore e vari grovigli autoritari che i governi
democratici non sono ancora riusciti a sbrogliare, come la carica di
senatore a vita, che servì al dittatore per evitare di fare i conti con
la storia. Nel 1988, dopo aver negoziato con alcuni settori che si
opponevano alla dittatura, Pinochet indisse un plebiscito con cui voleva
legittimare il suo governo.
Persee la sua sconfitta segnò la fine di una dittatura sanguinosa.
La Carovana della Morte
Nel mese di ottobre 1973, una delegazione militare guidata dal
generale Arellano Stark percorse tutto il con un elicottero Puma. Furono
i giorni della Carovana della Morte. A questa sinistra ‘delegazione’ si
attribuirono settantacinque omicidi, la maggioranza leader politici e
sindacali, con la cui morte si voleva scongiurare una più che probabile
opposizione che si sarebbe sollevata nei primi mesi del regime di
Pinochet. Il dittatore sicuramente “conosceva” tutte le loro attività,
infatti, non chiese di indagare sulle loro abitudini. Una volta perso il
potere politico, si fece scudo della sua posizione di senatore a vita
per sottrarsi all’azione della giustizia.
Stati Uniti: L’indifferenza è nella memoria
Gli Stati Uniti cercano di lasciarsi alle spalle il ricordo
dell’anniversario del colpo di stato di Pinochet. Washington, che ha
riconosciuto, anche se in modo molto tiepido, il suo coinvolgimento con i
preparativi del golpe, ha ormai una commemorazione ben più viva nella
mente degli americani e può far scorrere gli anniversari con
discrezione. Il paese ha rivelato poco a poco, anche se in forma
parziale, migliaia di documenti, alcuni dei quali mostrano un chiaro
sostegno per l’opposizione di Allende e del collegamento con alcuni
degli autori del colpo di stato, prima ancora della nomina di Allende
alla presidenza. I documenti rivelano anche che gli Stati Uniti erano a
conoscenza anche di un coordinamento tra il Cono Sud per la soppressione
degli avversari oltre i confini: Operazione Condor.
Operazione Condor
Nei primi anni ’90 in Paraguay si sono trovati dei documenti della
polizia segreta politica paraguaiana. Questi documenti, detti “archivi
del terrore”, rivelarono un piano machiavellico ordito nel ’70 dai
servizi di sicurezza militari dei regimi-dei paesi del Cono Sud :
Argentina, Cile, Brasile, Paraguay, Uruguay e Bolivia per farla finita
con gli oppositori delle loro dittature: “le sinistre, i comunisti e i
marxisti”.
Anche se alcuni governi hanno negato l’esistenza di questo piano, i
documenti decodificati della CIA indicano il contrario. Alcune
organizzazioni per i diritti umani stimano che questa operazione abbia
prodotto circa 30.000 vittime e molte di queste erano cilene. Come già
detto, è stato stimato che oltre un milione di persone abbia lasciato il
Cile dopo il colpo di stato militare del 1973. Tra gli esiliati
numerosi sono stati i casi di suicidio, nevrosi e depressioni. Ancora
oggi, 800.000 cileni che vivono all’estero, alcuni dei quali fuggiti
durante la dittatura, cercano di recuperare la loro nazionalità.
Pinochet sopravvive
La personalità di Augusto Pinochet rimane ancora nascosta dietro i
suoi occhiali scuri ed è rimasta nascosta anche dietro i tanti cavilli
legali e burocratici con cui ha evitato di pagare, per i crimini contro
il suo popolo, fino alla morte. Il suo aspetto che appariva scheletrico e
malato a Londra durante la sua detenzione per ordine del giudice
spagnolo Baltasar Garzon, era tutto il contrario di quello che mostrò al
suo arrivo a Santiago, 503 giorni dopo. Quando il Boeing 707 delle
Forze Armate, che lo aveva riportato nel suo paese, atterrò in Cile,
abbandonò la sua sedia a rotelle che aveva usato fino a quel momento per
qualsiasi movimento e si alzò attraversando la pista dell’aeroporto,
come risorto.
“La storia dimostra che i dittatori non finiscono bene”, dichiarò
Pinochet alla rivista The New Yorker, prima della sua morte. Ma non è
sempre vero.
Note:
Gli orrori della storia non cessano mai e a volte tornano a ripetersi,
tanto che in certi casi la nostra memoria stenta a trattenerli tutti.
Può anche succedere che alcune date vengano commemorate nel pensiero di
un evento tanto drammatico e spettacolare che difficilmente la mente
umana potrà dimenticarlo.
Come può anche succedere che, nella stessa data, si stenti a ricordare
un altro evento meno determinante nella scena politica mondiale ma che
ha profondamente cambiato la vita di milioni di uomini, facendo
diventare tristemente comprensibile in tutto il mondo il significato di
una parola “desaparecido”.