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lunedì 1 ottobre 2018

Carcere: malato grave lasciato morire senza cure. Una testimonianza


Paola, la compagna di un prigioniero malato, ha chiesto a Carmelo Musumeci di dargli un po’ di voce
L’ho detto tante volte: quando una persona in libertà è malata, spesso, anche se non sempre, vive in un ambiente che rispetta il suo stato, nel senso che riceve cure e assistenza e, di norma, può essere sicura di ricevere attenzione dalla propria famiglia. Sono guai più grandi quando chi si ammala è detenuto in carcere: invece di attenzione trova indifferenza, tanto che spesso il male si trasforma in vergogna. Il prigioniero malato non gode della minima protezione e molte volte gli si fa persino una colpa della sua malattia. Penso che il detenuto malato sia come un cieco a cui si rimprovera di non vedere.
Ecco cosa mi scrive Paola, la compagna di un prigioniero malato:
Martena Giuseppe, malato grave lasciato morire senza cure in carcere.
07/08/2017 prelevato dalla propria abitazione e riportato in carcere per “presunte” violazioni, uscito dal carcere nel luglio del 2014 per grave incompatibilità con il regime carcerario. Assolto per due di queste “pseudo violazioni”, da un anno e mezzo aspettiamo la decisione, o un eventuale discussione di altre due violazioni, ma la Procura di Lecce non si muove, non si sa nulla, procedimenti sospesi senza conoscerne il motivo.
Nessuno però si rende conto che il mio compagno Martena Giuseppe non fa che peggiorare, ha una grave insufficienza renale, non ha più la sensibilità vescicale, tutti i medici, periti, urologi, in tutte le visite fatte si chiede esplicitamente che venga cateterizzato ogni volta che ne ha bisogno in un ambiente estremamente sterile, ma al mio compagno sono stati dati i cateteri e lui deve fare gli svuotamenti in una cella sporca insieme a blatte e topi senza nemmeno l’uso di guanti sterili. Lo hanno mandato a 1200 chilometri di distanza da casa con il dire che doveva stare in un cdt e invece in cdt non c’è mai posto e lo tengono in sezione, neanche in infermeria, proprio in sezione.
Una patata bollente Giuseppe, è stato un mese a Lecce, lo hanno mandato a Teramo dove non c’è ombra di un cdt, il dirigente sanitario della struttura dichiara che Martena e’ incompatibile con la struttura e viene mandato a Secondigliano, anche lì non ha passato nemmeno una notte in cdt, il dirigente sanitario relaziona le stesse identiche cose, incompatibile con la struttura e viene mandato a Torino, Le Vallette, sezione comune, sporca, piena di blatte e topi, gli vengono negati anche i guanti sterili. Infiniti cicli antibiotici perché ha sempre febbre e infezioni, questa detenzione è diventata TORTURA a tutti gli effetti. Ora non vi chiedo di aiutarmi a farlo uscire. Ma prego chiunque possa fare qualcosa di farlo trasferire quanto prima in una struttura adeguata, dove può ricevere le cure idonee, dove può cateterizzarsi in un ambiente sterile e se possibile avvicinarlo un po’ alla famiglia perche’ lo tengono lontano anche dagli affetti, ammalato, spaventato, solo e lontano da me e dai suoi figli.
LO VOGLIONO MORTO, psicologicamente è a pezzi, non reggerà molto lontano da me.
Aiutateci vi prego
Paola Valentino

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