Un anno fa, nella notte tra il 9 e il 10 settembre,
l’alluvione colpiva Livorno facendo nove vittime e creando gravi danni
ad abitazioni, ponti, strade, impianti industriali, con effetti
disastrosi che ancora segnano la nostra città.
Le responsabilità di quanto
successo non sono da riferire alla natura, ma a chi governa, gestisce e
sfrutta il territorio. Anni di scempio, di saccheggio, di sfruttamento e
ricerca di profitto si sono sommati a responsabilità contingenti e a
inadempienze palesi, mentre l’opera delle autorità e del commissario per
l’emergenza nominato dal governo sono state invisibili.
A distanza di un anno che cosa è cambiato? Cosa è successo nel corso del mandato del commissario del governo per l’emergenza?
L’amministrazione comunale di
Livorno ha presentato il nuovo piano regolatore, che prevede
un’ulteriore privatizzazione di spazi e beni pubblici, accompagnata da
colate di cemento per centri commerciali, come quella che si prepara
alla Stazione Marittima. Al contempo non sono stati fatti significativi
interventi per la messa in sicurezza del territorio, in particolare per
l’adeguamento delle casse di espansione. Ma la situazione è disastrosa a
vari livelli, basti pensare al sistema fognario di Livorno, inadeguato
alla normale amministrazione, come reso evidente dai ripetuti e
frequenti divieti di balneazione in mare, figuriamoci in situazioni di
emergenza.
L’amministrazione comunale di
Collesalvetti ha negato ogni possibile relazione tra il grave
inquinamento da idrocarburi pesanti riscontrato subito dopo l’alluvione
da analisi nel cortile di alcune abitazioni della frazione di Stagno e
la contigua raffineria ENI, anch’essa allagata. L’acqua
e il fango che inondavano il cortile delle abitazioni e la raffineria
erano in diretta relazione attraverso aperture nei muri perimetrali
dell’impianto industriale, come segnalato da un dossier redatto dalle
Brigate di Solidarietà Attiva e da alcuni abitanti di Stagno. Nonostante
ciò, non ci risulta che sia stata data informazione su alcun Piano di
Emergenza della raffineria in caso di alluvione, né che sia stato
effettuato alcun intervento di contenimento e bonifica
dell’inquinamento.
La Chiesa per il suo ruolo
nell’economia livornese, anche di tipo speculativo, è tra i responsabili
dei disastrosi effetti dell’alluvione, basti pensare alla
cementificazione di Montenero tra gli anni ‘90 e 2000 con l’Aula Mariana
e il terminal per i pellegrini. Ora sta mettendo le mani su un altro
angolo delle Colline Livornesi, l’Eremo della Sambuca. Mentre si propone
di guidare i livornesi in un superamento spirituale del dramma
dell’alluvione, la Chiesa prepara nuove speculazioni e nuovi disastri.
Con l’avvicinarsi del doloroso anniversario dell’alluvione allo spot si alterna la farsa.
Emerge lo scandalo degli appalti truccati e la
magistratura impone gli arresti per un ex dirigente della protezione
civile e il titolare della Tecnospurghi. Affari da profittatori, come
molti altri nauseanti casi simili, perché la speculazione sulle
catastrofi c’è sempre, più o meno legale, solo che i governanti, le
autorità, i padroni della terra e del cemento ne escono sempre puliti.
L’amministrazione comunale a pochi
giorni dal 10 settembre cerca l’applauso annunciando che il governo
sarebbe sul punto di dare il via ai finanziamenti dei rimborsi per
cittadini e imprese che hanno fatto richiesta per i danni.
Il primo anniversario
dell’alluvione diventa una parata, un maxievento in cui spicca una
“passeggiata della pacificazione” dal mare fino all’Eremo della Sambuca
organizzata dalla parrocchia della Valle Benedetta. Ma di che
pacificazione si parla?
È ben chiaro a molti abitanti di
Livorno, come a quelli di Genova che pochi giorni fa hanno contestato la
visita dei papaveri istituzionali, che le tragedie che si succedono
sempre più frequentemente non sono catastrofi ambientali, ma hanno la
loro causa nella speculazione, nei rapporti di proprietà, nell’azione
dei governi.
Una capillare opera di
salvaguardia, vigilanza e messa in sicurezza del territorio ridurrebbe
l’impatto degli eventi eccezionali e darebbe occasioni di lavoro
all’enorme massa di disoccupati. La politica del Governo va nel senso
opposto, destina alle spese militari, agli industriali, alle banche e
alla Chiesa le enormi risorse sottratte ai lavoratori e ai cittadini,
con una tassazione che pesa sui ceti meno abbienti e sui consumi.
Chiunque occupi la poltrona di sindaco, si scontra con i vincoli di
bilancio e con gli interessi della proprietà fondiaria. Né le autorità e
gli enti pubblici, né le compagnie private possono garantire la
sicurezza idrogeologica del territorio, perché seguono il profitto e gli
interessi delle classi privilegiate, che si scontrano sia con
l’ecologia sia con la salute e la sicurezza delle persone. Il governo e
la proprietà dunque sono i principali ostacoli per ridurre i rischi
ambientali sui territori, per ridurre l’impatto degli eventi
eccezionali. È l’ora di farla finita con la devastazione statale e capitalista, nella prospettiva di una società libera ed ecologica.
L’attività sviluppata invece da
organismi di base come le Brigate di Solidarietà Attiva è stata
fondamentale, sia nelle attività di soccorso immediato alle popolazioni,
sia nel supporto alla nascita di comitati, sia nell’opera di inchiesta e
controinformazione. L’iniziativa dal basso ha mostrato il legame tra
speculazione edilizia e riduzione delle aree per le casse d’espansione, e
l’enorme rischio sanitario e ambientale connesso all’inquinamento.
UNA SOLA GRANDE OPERA: LA MESSA IN SICUREZZA DEI TERRITORI
FEDERAZIONE ANARCHICA LIVORNESE cdcfedanarchicalivornese@virgilio.it
COLLETTIVO ANARCHICO LIBERTARIO collettivoanarchico@hotmail.it – collettivoanarchico.noblogs.org
COLLETTIVO ANARCHICO LIBERTARIO collettivoanarchico@hotmail.it – collettivoanarchico.noblogs.org
Nessun commento:
Posta un commento