La Presse
Il blogger egiziano Alaa Abdel-Fattah, molto attivo durante la rivolta del 2011 contro l'allora presidente dell'Egitto Hosni Mubarak, ha cominciato lunedì sera lo sciopero della fame per protestare contro la sua incarcerazione.
Lo riferisce la famiglia oggi in una nota, in cui sottolinea che ritiene le autorità responsabili della sicurezza del giovane. La decisione di cominciare il digiuno è giunta dopo che ieri ha fatto visita al padre, un avvocato per la difesa dei diritti umani, che si trova in carcere dopo un intervento chirurgico. "La scena del padre in stato di incoscienza è stato un punto di svolta per Alaa e alla fine della visita ha deciso che non collaborerà più con questa situazione ingiusta anche se il prezzo sarà la sua vita", si legge nel comunicato. Anche la sorella di Alaa è in carcere per accuse analoghe alle sue.
Abdel-Fattah è stato messo in carcere dopo che a giugno è stato condannato a 15 anni con l'accusa di avere partecipato l'anno scorso a una manifestazione. Successivamente ha però vinto in appello ottenendo la possibilità di avere un nuovo processo, in attesa del quale resta però in prigione.
"Non interpreterò più la parte che hanno scritto per me", dice l'attivista nella dichiarazione diffusa oggi. La sentenza di giugno è stata la più dura mai emessa in Egitto contro un attivista impegnato nella rivolta di 18 giorni che portò alla cacciata di Mubarak. Si è trattato anche della prima condanna di un noto attivista da quando l'ex capo dell'esercito Abdel-Fattah el-Sissi ha assunto l'incarico di presidente.
Nei tre anni dalla cacciata di Mubarak Abdel-Fattah è stato più volte in prigione. Ha portato avanti campagne contro i processi ai civili da parte dell'esercito nei 17 mesi in cui i generali hanno mantenuto il potere dopo le dimissioni di Mubarak. Inoltre si è opposto anche al presidente deposto Mohammed Morsi, rappresentante dei Fratelli musulmani, ma ha espresso forte disapprovazione per il ritorno dell'esercito in politica con il colpo di Stato militare del 3 luglio 2013 con il quale Morsi fu destituito.
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