Sabato 1° dicembre manifestiamo contro la chiusura del centro di
accoglienza di via Corelli, che lascia sulla strada i suoi abitanti e
senza lavoro i suoi operatori, e la minaccia di trasformarlo nuovamente
in un centro di detenzione per migranti.
Punire col carcere una persona non per le azioni che ha commesso, ma
per una condizione che non ha scelto come la nazionalità, è un orrore
giuridico che distrugge i principi di eguaglianza davanti alla legge e
di responsabilità personale; eppure da quando nel 1998 la legge
Turco-Napolitano introdusse per la prima volta la detenzione
amministrativa, cioè non conseguente a fatti penali, questo orrore è
realtà anche nel nostro paese.
Vent’anni dopo, è doveroso chiedersi che frutti ha portato la scelta
di una politica di chiusura, basata sulla finzione della gestione dei
flussi migratori e il controllo poliziesco delle persone migranti: ha
davvero messo sotto controllo le migrazioni? Aumentato il benessere
degli e delle abitanti di questo paese? Reso più giusta e salda la
costruzione europea? Fermato la minaccia del terrorismo o l’emergere del
razzismo?
Sono stati invece vent’anni di trattamenti inumani e degradanti.
Questo lo attestano anche le due condanne della Corte Europea per i
Diritti Umani e la recentissima denuncia del garante per i detenuti,
nonché le rivolte e i gesti di protesta spesso estremi, come ad esempio
le bocche cucite col fil di ferro al CIE di Roma.
Purtroppo l’indignazione pubblica non ha avuto come conseguenza dei
reali cambiamenti. È ora di affrontare la realtà: questa politica di
gestione dell’immigrazione, perseguita a livello italiano ed europeo da
governi di diverso colore politico con ostinata miopia, è stata un
totale fallimento.
In questo senso riteniamo che gli ex CIE, ribattezzati dallo scorso
governo CPR, siano la punta dell’iceberg di un insieme di leggi
liberticide che si sono dimostrate un totale fallimento da qualsiasi
prospettiva le si voglia affrontare. Il recente decreto Salvini si pone
in continuità con quanto compiuto negli scorsi vent’anni, alimentando il
circuito negativo che relega oggi centinaia di migliaia di persone al
di fuori di uno stato di diritto, precarizzando ulteriormente la vita di
chi è immigrato in Italia con quella che di fatto è la negazione di
diritti che dovrebbero essere garantiti dalla costituzione a tutti
coloro che vivono in Italia.
Per riaprire una via verso un futuro di pace e benessere per il nostro
paese e per l’Europa intera non c’è altra via che ribaltare il piano di
discussione pubblica attorno alle migrazioni, che tra talk show
televisivi, social network e una sfrontata retorica xenofoba e razzista
di molti leader politici italiani ed europei ha creato il mostro che
oggi ci ritroviamo ad affrontare. Quello che sta accadendo sulla pelle
degli immigrati oggi non è nient’altro che un trampolino di lancio per
quello che un domani potrà essere applicato a tutti e tutte.
Cambiamo questo approccio ora, partendo dall’apice di tutte le
contraddizioni, impedendo che queste carceri per innocenti vengano
riaperte e facendo chiudere quelle esistenti. L’indignazione non basta
più: il 1° dicembre invitiamo tutte le associazioni, i cittadini, i
comitati, i collettivi, i sindacati e i partiti a partecipare a una
grande manifestazione che, partendo da piazza Piola, termini di fronte a
quello che vogliono trasformare in Lager.
#maipiùlager #nocpr #refugeeswelcome #nooneisillegal #pontinonmuri #restiamoumani
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